Utilizzando questo sito e proseguendo la navigazione acconsenti all'uso dei cookies. Approfondisci
Le gemme, fin dai tempi più antichi, hanno esercitato una grande attrattiva.
La scoperta del loro valore ornamentale è dovuta a Prometeo, il Titano che fece conoscere il fuoco agli uomini e che diede quindi inizio all'evoluzione dell'umanità.
Egli prima di allontanarsi dai monti del Caucaso, dove era stato incatenato, volle raccogliere una pietra da tenere
in ricordo di quei luoghi.
Nel corso della storia sono stati scritti molti libri sulle virtù delle pietre preziose.
Presso gli Assiri queste venivano usate, insieme a sostanze animali, per produrre pozioni magiche e farmaceutiche le cui ricette
si sono tramandate sia in forma scritta che orale fino al cinquecento.
Visto che le pietre preziose avevano un effetto taumaturgico esse venivano sempre portate con se e quindi venivano lavorate da
valenti artigiani in modo da produrre gioielli e pendenti che, oltre all'uso pratico, unissero anche la bellezza di
un monile.
Tra le lavorazioni ad intaglio sulle gemme, si definisce a cammeo quella fatta a rilievo sfruttando le naturali
venature e colorazioni della pietra.
Particolamente adatta è la sardonice, quella indiana presenta uno strato superficiale chiaro dove vengono scolpite le figure, e
uno sottostante scuro che si usa come sfondo.
Per ricavare cammei di alto pregio si usarono anche corniole, diaspri e altre pietre dure. Le pietre vengono lavorate per mezzo di piccole mole
di diversa durezza con le quali si ottengono figure in rilievo.
Non bisogna confondere il cammeo con la pietra intagliata in cui l'immagine è invece incavata rispetto alla superficie della pietra.
L'arte del cammeo ebbe origine probabilmente nelle corti Egiziane e dell'Asia minore che hanno sempre vantato una lunga tradizione
nella lavorazione delle pietre.
Qui venivano creati, oltre ai gioielli e diademi, anche oggetti d'uso come tazze, bicchieri e utensili adornati con cammei.
Il principale centro di produzione doveva essere Alessandria dove lavoravano valenti artisti che si specializzarono anche nell'esecuzioni
di ritratti.
All'inizio del I sec.A.C., con la caduta di quegli stati, molti di quei tesori cominciarono a confluire a Roma dove venivano esposti
nei santuari. Cesare dedicò sei raccolte al tempio di Venere genitrice e Pompeo dedicò quella di Mitridate VI al Campidoglio.
L'arte del cammeo raggiunse il suo massimo splendore sotto il regno di Augusto, durante il quale vennero prodotti dei veri capolavori.
I ritratti su cammeo raffiguravano solo membri della famiglia imperiale, in quanto le leggi dei romani vietavano con grande severità (fino alla pena di morte)
la rappresentazione di ritratti in miniatura che potessero somigliare a monete essendo il diritto di effige una prerogativa imperiale.
Questi divieti limitarono l'arte romana del cammeo portandola verso il declino.
Si dovrà arrivare fino verso il 900 per ritrovare l'arte glittica nell'area bizantina e a partire dal XII secolo si registrerà
una notevole ripresa sia in Francia che nell'Italia meridionale.
Nel Rinascimento il centro di maggior rilevanza per la lavorazione dei cammei fu Firenze, dove Lorenzo il Magnifico
collezionava antichi e celebri cammei e insieme al figlio Piero ne radunò una grande quantità.
Purtroppo non si hanno notizie sugli artisti che lavorarono per la grande commitenza fiorentina. Nel quattrocento gli artisti
interessati a queste opere potevano trovare non solo pietre europee ma anche materiale proveniente dall'Oriente.
Nella seconda metà del cinquecento quando Firenze era una fucina d'ingegno e i maestri intagliatori erano capaci di raffigurare in uno spazio minimo
l'immagine dell'intera città, la tecnica del cammeo raggiunse notevoli livelli anche nell'Italia settentrionale.
Milano fu il centro di un'importante nodo culturale che mischiava le culture Lombarde, Spagnole e Romane.
Contrariamente ai cammei fiorentini, in quelli lombardi si notava uno stacco dalla tradizione antica per adeguarsi
ai più moderni dettami. I lavori classici non vennero abbandonati ma acquisirono una nuova vitalità e forza tanto da rendere
questi lavori dei veri quadri in miniatura.
L'occasione perchè il cammeo ritornasse allo splendore che aveva assunto nel rinascimento, venne dalla scoperta degli
scavi di Ercolano. Questi furono rivelatori di un mondo classico assolutamente nuovo e gli artisti si affrettarono
a prendere nota con schizzi ed acquarelli di tutto quello che vedevano riprodotto sulle pareti e sulle volte.
Si era ormai aperta la strada al gusto neoclassico che in breve tempo si diffuse in tutta Europa.
L'arte antica che comprendeva non solo quella Greca o Romana ma anche quella Etrusca ed Egiziana, veniva elogiata
nei suoi aspetti culturali e si arrivava fino a punte di esaltazione ritenendola superiore all'arte di Raffaello.
Un esempio della moda per le antichità classiche è fornito da una commedia ( L'amateur di Barte) messa in scena a Parigi nel 1764 per
prendere in giro la grecomania, diffusasi in tutti gli ambienti e che si manifestava nell'affannosa ricerca
nei mercati antiquari di reperti archeologici.
La trama di questa commedia racconta di un giovane talmente
preso dalla smania della raccolta di antichità da non pensare ad altro. Il padre vorrebbe fargli sposare una bella
ragazza ma lui non vuole sentire ragioni. Allora il padre commissiona un busto in marmo della giovane e viene
fatto credere al figlio che è un reperto antico. Il giovane si innamora della figura di marmo e dichiara che non sposerà nessuna
donna se non quella rappresentata dallo scultore. Gli viene presentata la ragazza e lui stupito riconosce la sua statua.
Il neoclassicismo che aveva dato vigore alla flebile fiammella dell'arte del cammeo, non coinvolse soltanto
l'Italia. In Francia Louis Siries ( 1686-1766) aveva avviato un'ampia produzione di cammei con ritratti di imperatori,
copie dall'antichità, lavori di Raffaello. Il catalogo comprendeva 168 articoli e fu stampato a Firenze dove
egli si trasferì a capo delle officine di taglia-gemme.
Nella seconda metà dell'800 il cammeo entra nei circuiti di "produzione industriale" e chiude
quella che si può definire la più alta stagione dell'arte decorativa italiana.
Le sorti di questa tradizione non furono salvate neppure dall'apertura di numerose scuole d'incisione.
Anzi il numero sempre crescente di incisori ed aspiranti incisori non fecero che accelerare il processo di
declassificazione del cammeo da prodotto artistico a prodotto di mercato.
Per far fronte a questo fenomeno vennero introdotti nelle scuole dei materiali più poveri come le conchiglie
(e non certo quelle rare e pregiate del periodo Rinascimentale) e la pietra lavica che da oggetti di esercitazione
accademica, finirono con l'imporsi sui mercati come oggetti originali.
L'esposizione tenutasi a Firenze nel 1861 premiò nove esemplari in conchiglia di esecuzione perfetta ma sancì
la fine di un'arte in cui natura ed artificio dovevano concorrere a creare un'opera irripetibile.
Ci furono anche pezzi eccezionali come "L'allegoria della grandezza dell'Inghilterra sul mare", una conchiglia
lavorata su tutta la superficie che richiese un lavoro di 10 anni e fu eseguita da Luigi Sabbato.
Un certo interesse ha la produzione di Torre del Greco dell'ultimo quarto del XIX secolo. Quasi tutti
i lavori sono eseguiti in pietra lavica e sono ora esposti al Museo del Corallo della città.
La pietra lavica proviene dalle pendici del Vesuvio o da depositi fluviali della Dalmazia e dell'Avellinese.
La colorazione è grigia in varie sfumature, alle volte tende al rossiccio, il suo uso da materiale per esercitazione
scolastica divenne ben presto di moda.
Con questa pietra si produssero statuette derivate da antichi bronzi provenienti dagli scavi di Ercolano
ma anche numerosi cammei utilizzati come spille, pendenti e bracciali con raffigurazioni classiche.
Se non visualizzi i menù vai alla mappa del sito.
Trova quello che cerchi nel sito o nel Web |
Validato Tidy -CSS e HTML