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ORO, ARGENTO E LORO LAVORAZIONI.

Per le sue caratteristiche uniche, l'oro è da sempre considerato il metallo più prezioso.
Il colore è giallo lucentissimo ed è inalterabile e molto duttile. Questa caratteristica permette di ottenere lamine di spessore di un micron e con un grammo d'oro è possibile ottenere un filamento lungo più di 3 chilometri.
L'oro nativo si trova in lega con l'argento, il tellurio e il palladio e si trova nei corsi d'acqua che trascinano le sabbie aurifere oppure nelle rocce. I maggiori giacimenti del mondo antico si trovano in Egitto, Spagna, Irlanda e anche in alcune zone delle Alpi Italiane.
La sua malleabilità lo rende adatto a lavorazioni complesse ed effetti raffinati e la sua inattaccabilità dagli agenti esterni ha fatto si che gli oggetti in oro ritrovati nelle tombe giungessero sino a noi in perfette condizioni.
L'argento allo stato puro è molto raro e invece si trova più spesso come componente di alcuni minerali metalliferi come la galena.
Anticamente il minerale argentifero veniva raccolto tra i materiali alluvionali o estratto dai giacimenti, frantumato e passato in acqua corrente dove il peso del minerale utile lo faceva depositare sul fondo mentre gli altri componenti vengono portati via dall'acqua.
L'argento si estrae per fusione in grossi crogioli e il primo risultato sono dei lingotti di piombo argentifero. Col processo della "coppellazione" si tiene questo composto in fusione e l'argento si deposita sul fondo del crogiolo.Prelevando mano a mano il piombo dalla superficie ed aggiungendo altro materiale grezzo si aumenta la quantità di argento depositato.
Quando il crogiolo è abbastanza pieno si aumenta la temperatura portandola a 960 gradi ( punto di fusione dell'argento) e soffiando un flusso d'aria sulla superficie si provoca l'ossidazione del piombo che diventa una scoria che viene eliminata.
Non si sa l'epoca esatta e il luogo dove furono avviate le prime lavorazioni dell'argento ma i più antichi oggetti ritrovati risalgono al 3000 a.C. In Europa dapprima raro, diventa più comune dopo la scoperta dei giacimenti in Sud America nel XVI secolo. tazza sbalzata di Vaphio XVI sec. a.C.

SBALZO

Questa lavorazione consiste nel martellare dal rovescio le superfici di lastre in oro, argento ma anche rame, tutti materiali molto malleabili.
Si appoggia la lastra su incudini o supporti vari e tramite l'uso di martelletti si creano le lavorazioni volute.Un sistema molto antico è lo "sbalzo su pece".Questa miscela di mattoni, sego, cera viene colata su una pietra emisferica che poggia su un cuscino di cuoio per permetterne la rotazione. La lamina da battere viene fatta aderire alla pece e modellata con diversi ferri battuti dal martelletto. Un altra tecnica di sbalzo di origine medievale prevede l'appoggio della lastra su cuoio molto spesso e morbido, in questo modo si ottengono contorni arrotondati e di aspetto più morbido. tazza cesellata russa del XVIII sec.

CESELLO

Gli oggetti realizzati a fusione ma anche le lastre decorate a sblazo possono essere ulteriormente decorati e rifiniti col cesello.
Questo consiste in uno strumento simile ad un asta a sezione quadra o rotonda con la parte che va a contatto col metallo di varie forme, col quale l'artigiano decora e rifinisce gli oggetti. Questo utensile serve per correggere anche le imperfezioni della fusione e si realizzano tutti i particolari più piccoli come i capelli o i panneggi dei vestiti.
bracciale romano del IV secolo

OPUS INTERRASILE

Questo termine deriva dalla parola "interradere" che significa "raschiare in mezzo". Con questa tecnica l'orafo esegue delicati e fitti disegni che alleggeriscono a modo di trina un gioiello che altrimenti risulterebbe molto pesante e massiccio.La tecnica anche se abbastanza semplice richiede molta abilità nell'esecuzione: consiste nel tracciare motivi ad intreccio sulla lastra d'oro in modo che abbiano intersezioni o motivi di contatto, ed eliminare le parti che non fanno parte di questo disegno.Questa operazione viene effettuata con piccoli bulini molto taglienti, trapani e piccoli scalpelli.Osservando alcuni oggetti decorati in questo modo si notano, con una lente d'ingrandimento, delle slabbrature e bordi spezzati. Pare che questo non sia dovuto all'imperizia dell'orafo ma un effetto voluto per avere delle microsfaccettature che riflettono meglio la luce sul lavoro.
pettine shiita 430-390 a.C. oro a fusione

FUSIONE

Le principali tecniche di fusione in oreficeria sono la fusione in forma permanente e quella a cera persa.
La prima è la tecnica più antica ed elementare e consiste nell'usare uno stampo doppio con le due parti lavorate.Il materiale usato per questi stampi è la pietra ollare o la terracotta, in epoca romana si utlizzano anche forme in ferro che risultano più resistenti all'usura.
La fusione che garantisce un alto livello di precisione è la cera persa. Con questa tecnica si deve preparare il modello ad ogni nuova fusione, a differenza degli stampi a forma permanente.L'oggetto viene modellato in cera e rifinito nei minimi particolari, al modello vengono applicati degli imbuti, sempre in cera, che saranno gli sfiatatoi. Questo modello così preparato viene ricoperto di creta finissima fatta riscaldare e asciugare lentamente, in questo modo la cera all'interno si liquefa ed esce dagli sfiatatoi mantendendo la forma nella creta.
Questa viene riempita col metallo fuso, si lascia raffreddare e poi si rompe, si estrae la fusione che è pronta per essere rifinita.

filigrana italiana del XVIII sec.


FILIGRANA

Fino dai tempi più antichi si sono studiati metodi per produrre fili d'oro o d'argento sempre più sottili, il netodo più antico consiste nella lavorazione con incudine e martello. Si parte da una striscia di metallo prezioso e si martella, facendo ruotare su se stesso il pezzo si ottiene un cilindro che proseguendo la lavorazione si assottiglia fino a raggiungere spessori molto fini.
Più avanti nei tempi si usano le trafile ma in ogni caso per i due metodi è necessario interrompere spesso la lavorazione per scaldare il metallo in modo da ripristinarne l'elasticità.Le trafile sono costruite in materiali molto duri, in tempi recenti si usa il ferro, e sono dotate di fori cicolari con diametri decrecenti a forma d'imbuto: la parte più larga per l'ingresso del filo che uscirà da quella più stretta.Quando il pezzo preparato sull'incudine è diventato un cilindro sottile si inserisce nei fori e con l'aiuto di grasso, viene tirato con una pinza a piccoli strappi. Con l'andare del tempo il lavoro a pinza viene sostituito da un argano che permette di avere un filo più regolare e con minore fatica. Con i fili sottilissimi ottenuti e attorcigliati una o più volte, si realizza ancora oggi la filigrana.
I Vichinghi usavano fili per filigrane di grande spessore e con questi realizzavano gioielli che pesavano anche oltre mezzo chilo.
Nelle oreficerie medievali spesso alla filigrana si associa l'uso di perle e pietre preziose.
Negli oggetti di uso comune, di solito si ha un'intelaiatura di spessore maggiore che serve a dare corpo e sostegno all'oggetto, procedendo poi con i fili più sottili per le decorazioni interne.
orecchino etrusco 520 a.C. con filigrana e granulazione

GRANULAZIONE

La lavorazione a granulazione è molto complessa e presuppone una conoscenza avanzata delle tecniche metallurgiche.
Il materiale di partenza è un sottile filo d'oro che viene ritagliato in piccoli segmenti dai quali si ricaveranno delle sfere d'oro. Queste pagliuzze vengono mischiate a polvere di carbone sottilissima.Questa viene compressa in un crogiolo sigillato con argilla, scaldato sino a temperatura di fusione dell'oro che assorbe in parte il carbonio che non brucia per mancanza di ossigeno. A causa di questo i pezzetti d'oro si saldano formando i granuli che lasciati raffreddare si presentano scuri a causa di una pellicola di carburo d'oro che viene eliminata con la lavorazione successiva.
La saldatura di questi granuli è stata per lungo tempo un mistero e si basa sull'uso di una colla composta da carbonato di rame e colla di pesce che viene spalmato sulla lamina da decorare con i granuli e che tiene le sfere nella giusta posizione.
Riscaldando il gioiello, il rame fonde e si lega all'oro, successivamente il manufatto viene esposto all'aria e il contenuto di carbonio che forma la patina sui granuli, si lega all'ossigeno dell'atmosfera e si disperde mettendo in luce la brillantezza dell'oro.
I più antichi gioielli a granulazione sono palestinesi e risalgono al XVII secolo a.C. Questa tecnica raggiunge la sua massima perfezione con gli Etruschi che uniscono spesso la granulazione alla filigrana, ma dall'epoca romana cade in disuso fino al XIX secolo quando iniziano numerosi tentativi di imitazione.
smalto en ronde-bosse Francia 1430 c.

SMALTI

Smaltare a fuoco significa applicare su un supporto metallico un impasto vetroso e fissarlo tramite cottura.La pasta vetrosa viene polverizzata aggiunta di soda, magnesio e borace per ottenere un composto duro ed elastico e posta ancora umida sopra il metallo che può essere oro, argento o rame e infine cotta in un forno a muffola. Bisogna individuare il punto esatto di fusione delle paste vitree senza danneggiare con il calore il metallo sottostante.
Le tipologie principali di smalti sono: i cloisonnè, i più antichi, racchiusi da forme a d alveoli; gli champlevè dove le paste sono inserite all'interno di incavi; lo smalto dipinto nel quale il supporto riceve i colori a strati e cotture successive. Altra lavorazione a smalti è l'email en ronde- bòsse una tecnica che abbina il colore a lavori di sbalzo o a piccole sculture.
L'uso dello smalto è da sempre diffuso in Europa ed Asia e si ritrova in ogni epoca.



NIELLO

Il niello è una tecnica orafa molto vicina al disegno e all'incisione, questa consiste nel tracciare un disegno su una lastra, inciderlo e versare dentro i solchi che si creano, una mescola nera e lucida chiamata "niello".rame inciso dorato e niellato XII sec.
Questa è una lega di argento, rame e piombo con aggiunta di zolfo e borace.Il risultato è quindi un metallo lucido ed elastico e il cui colore varia dal nero, al grigio al bruno.
Dopo l'incisione del disegno, nei solchi viene posta la miscela polverizzata e poi viene fatta cuocere in forno.In questo modo il niello si fonde e poi indurisce, successivamente si passa ad un lavoro di finitura raschiando le parti in eccesso e lucidando il pezzo.
La lavorazione a niello sull'argento consente di ottenere effetti molto eleganti simili alla stampa su carta.
La tecnica del niello è molto usata in Russia, dove nei tempi passati, l'apprendista argentiere doveva eseguire un lavoro con niello per poter diventare maestro. Questo lavoro consisteva nell'eseguire una lastra d'argento decorata a niello che poteva essere martellata fino a raddoppiare la superficie senza che il niello si screpolasse.
Spada da lato 1550-60 in bronzo ageminato di Damiano da Nerve

AGEMINA O TAUSIA

Questa tecnica è fra le più antiche lavorazioni dei metalli preziosi e consiste nell'applicare su un supporto metallico, una sorta di ricamo fatto con metalli di colore differente.Innanzitutto si esegue il disegno, poi con si incide profondamente il tracciato cercando di ottenere solchi più larghi sul fondo che in superficie. In queste incisioni verranno inserite le lamine di metallo anche di dimensioni notevoli e il lavoro viene fatto usando ferri da cesello e martelletti.Queste lavorazioni impreziosiscono oggetti d'uso ma sopratutto armi realizzate in metalli più scuri come ferro, acciaio e bronzo.Alla fine della lavorazione tutta la superficie viene accuratamente levigata e lucidata. Un tipo particolare di agemina è la " damaschinatura", questa lavorazione consiste nel sottoporre le lame a calcolate morsure di acidi in modo che venga messa in evidenza la struttura molecolare dei metalli che presentano leggere striature irregolari dall'effetto decorativo.Questo termine, col tempo, ha assunto un significato totalmente diverso e indica una lavorazione ad agemina, ad arabeschi leggeri, praticata dagli armaioli italiani e spagnoli nel Rinascimento.




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