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La pietra è tra i materiali più usati nella produzione artistica di tutti i tempi.
Le veneri preistoriche, le copie romane delle statue greche,i capolavori di Michelangelo e molte opere che
vediamo ogni giorno nelle nostre piazze sono eseguite in pietra.
I materiali usati per la scultura sono i porfidi, i basalti, i graniti spesso molto colorati; questi appartengono
alla schiera delle pietre più dure, ma anche le più tenere come il travertino, il tufo, le arenarie e alcuni
alabastri si prestano bene a questa lavorazione.
Le più importanti rocce usate nella scultura sono i marmi bianchi, di durezza media e struttura cristallina
che vengono chiamati "marmi scultorei" per l'assenza assoluta di venature colorate e la perfezione del bianco.
La lavorazione delle pietre è sempre per asportazione di materiale e questo si asporta con scalpelli, martelli,
gradine e trapani; per questo non sono possibili aggiunte o ripensamenti a meno che di inserire tasselli o fare giunte.
Per questa ragione l'artista esegue prima un bozzetto che può essere un semplice schizzo oppure un modello preparato
in cera o terracotta in dimensioni ridotte.
Questi primi abbozzi possono solamente servire a stabilire le posizioni della composizione ma possono anche essere eseguiti
nei più minimi particolari e in questo caso l'artista può limitarsi a preparare il calco e poi affidare ad un
abile artigiano la realizzazione del pezzo.
Nella foto a lato possiamo ammirare un particolare delle venere Italica del Canova, questa deriva dalla venere
dei Medici a sua volta copia romana di un originale di Prassitele oggi perduto.
Canova usava una tecnica particolare per le sculture che rappresentavano nudi femminili e questa consisteva
nello stendere sulla superficie del marmo, una patina cerosa rosata che serviva a togliere l'aspetto freddo
della pietra.
In epoca romana si eseguivano copie dai bronzi greci con una tecnica molto precisa di riporto delle misure.
Si fissavano fili a piombo a partire dalle parti più sporgenti del modello e la distanza tra i fili e la superficie
della statua da copiare erano riportate sul blocco di marmo con allineamenti perpendicolari di fori che avevano
la proofondità corrispondente alle distanze misurate.
Dopo aver riportato le misure, con lo scalpello si eliminava la parte di marmo in eccesso e la profondità del foro
era la guida nell'asportazione delle eccedenze.
A sbozzatura avvenuta la statua veniva rifinita con tutti i particolari e lucidata.
Con questo procedimento detto anche " messa a punti" si poteva riprodurre su marmo qualsiasi immagine da un modello e
in epoca romana era tanto perfezionato da portare il lavoro di bottega ad un livello "semi industriale".
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