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Una vacanza in Madagascar mi ha permesso, oltre a godere del relax delle
splendide spiagge e del mare turchese, di conoscere un po' questa popolazione
e il territorio in cui vive.
Partenza con volo notturno, so già che non chiuderò occhio
per tutto il viaggio, pazienterò per le abbondanti 9 ore di volo cercando
di non annoiarmi troppo.
Posto di favore al finestrino, senza ali che disturbano la vista, durante
il viaggio un occhio lo butto ma appena si lasciano i cieli italiani, sotto
c'è il nero assoluto.
All'inizio della costa africana qualche macchia
luminosa di grandi città e poi solo qualche debole fiammella isolata
fino al confine della Tanzania con il Kenja quando spunta l'alba e nelle
prime luci appare il Kilimangiaro nella sua imponente bellezza.
Naturalmente la macchina fotografica è sempre a portata di mano e
posso documentare questo spettacolo.
Ancora un paio d'ore e atterriamo all'aeroporto di Nosy Be, piccola struttura
che non somiglia proprio per niente a Malpensa: si scende dall'aereo dalla
scaletta e ci si avvia verso lo stabile dove faremo dogana, pagheremo il
visto d'ingresso e tutte le solite incombenze per le quali ci vorrà un
tempo abbastanza lungo e vari passaggi da diversi funzionari che bisogna
gratificare di una mancia.
Eravamo preparati e siamo partiti con pezzi piccoli
di carta e anche varia moneta perchè si accontentano anche dei 2-3
euro. Certo che fa un caldo esagerato con un tasso di umidità pazzesca,
non ci sono condizionatori ma solo 2-3 ventilatori a soffitto che girano
pigramente e l'aria nemmeno arriva a sfiorarci, siamo circa in 300 accalcati
in poco spazio, sono stanca e non vedo l'ora di levarmi di lì.
Una valigia proprio non si vede arrivare, sono scaricate a mano dai facchini
ma secondo i loro tempi: mora mora ( piano piano). Alla fine l'attesa diventa
troppa e dico a marito di andare a vedere se per caso non sia imboscata da
qualche parte.
Come al solito ci prendo sempre, la valigia è in ostaggio
e viene liberata dopo pagamento del riscatto.
Finalmente tutti hanno espletato le procedure e recuperato i bagagli, dopo
più di un'ora da quando siamo atterrati possiamo salire sul pulmino
che ci porterà al resort.
Sono circa 45 minuti di viaggio e sulla strada già iniziamo a vedere
capanne, banchetti che vendono non so cosa, persone che camminano in fila
indiana ai margini della strada. Le donne portano ceste o pentole sul capo,
i bambini hanno gli zainetti sulle spalle e probabilmente stanno andando
a scuola. Qui iniziano molto presto a studiare, ho visto a scuola bambini
che avranno avuto 4-5 anni. Da subito studiano, oltre al malgascio, anche
il francese come seconda lingua.
La terra è rossa e argillosa e i campi
e i boschi sono di un bel verde carico, non c'è un paesaggio brullo
e secco ma alberi e fiori dappertutto. A bordo strada è un susseguirsi
di Bouganville e ibischi che crescono selvatici mentre qui da noi li possiamo
solo comprare dai fioristi e al nord nemmeno passano l'inverno fuori.
Quello che ho sentito per primo al mio arrivo è stato l'odore della
legna o carbone
che brucia, c'è sempre un fuoco acceso dappertutto sotto i fornelletti.
Arriviamo al resort, ci sono due sbarramenti custoditi da passare, si attraversa
un viale e si arriva all'ingresso della reception.
Qui ci accolgono le ragazze malgasce che danzano e battono degli strumenti
di legno.
Hanno il viso decorato secondo la loro usanza, le ragazze nubili si dipingono
con disegni floreali bianchi, le sposate con impasti di cera marrone e ocra.
Qui saranno tutte giovani perchè hanno solo decori bianchi sul volto.
Ci fiondiamo sugli aperitivi perchè la sete inizia a farsi sentire,
con questa umidità si suda parecchio e bisogna reintegrare i liquidi,
cosa che faremo per tutto il soggiorno bevendo come cammelli.
La hall è un tripudio di fiori, grandi composizioni sui banchi, appese
al soffitto, che decorano i pilastri dell'ingresso, dappertutto si vedono
ibischi, bouganville, frangipani, sterlizie e altri fiori sconosciuti.
Dopo qualche stuzzichino veniamo accompagnati alla nostra camera che è nel
lato "tranquillo" della spiaggia e rivolta verso il parco del resort.
Camera molto spaziosa intonacata di verde pistacchio mentre il balcone è arancio
e giallo. Sul letto fa bella mostra un telo bagno arrotolato a forma di cuore
e decorato con ibischi rossi, al centro un cartoncino che ci informa che
la nostra cameriera si chiama Aline e sarà sempre lei che si prenderà cura
di noi.
Ci cambiamo in fretta e scendiamo per pranzare, non che avessimo tanta fame
ma un giro di perlustrazione va fatto.
L'Andilana Beach Resort è un hotel a 5 stelle situato nella meravigliosa
baia di Andilana, racchiuso tra due splendide spiagge bianche che offrono
tramonti mozzafiato e relax.
In elegante stile coloniale, con palazzine colorate di arancio, giallo e
turchese, è sulla prima linea del mare, circondato da 15 ettari di
giardino tropicale e da un parco zoologico.
Il ristorante è molto grande con servizio a buffet dagli antipasti
alla frutta. C'è carne, pesce, affettati, formaggi, pasta, verdure
cotte e crude, dolci insomma si trova tutto quello che si può desiderare
e anche di più.Dopo pranzo un giro in piscina e a spiaggia, il posto è tranquillo
non c'è ressa e a noi va benone.
Verso le 17 viene allestito in piscina lo spazio per il te con pasticcini
e biscotti molto buoni fatti dalla cucina e questo sarà un appuntamento
a cui non mancheremo nei giorni a venire.
Arriva il primo tramonto sul mare e la prima notte tranquilla in un letto
comodo.
Il primo giorno lo passiamo ad ambientarci facendo anche un giro nel grande
parco curatissimo dove si trovano moltissime piante e fiori, al centro un
laghetto e un'isolotto dove vivono una decina di lemuri. In un recinto ci
sono anche 2 coccodrilli e libera nel prato una grande tartaruga terrestre
chiamata Carolina del peso di 220 chili e di un'età incerta fra i
160 e i 200 anni. Non sanno nemmeno da dove sia arrivata, pensano con i primi
colonizzatori come cibo scampato alla pentola.
Nel parco lavorano molti giardinieri
e guardiani che si occupano degli animali presenti e controllano che il luogo
sia sempre in perfetto ordine.
Il giorno dopo abbiamo la prima escursione in programma all'isola di Nosy
Iranja - l'isola delle tartarughe e durante il tragitto abbiamo modo di vedere
le pinne dei delfini a pelo d'acqua, però quel giorno non avevano
voglia di saltare fuori a salutarci.
In effetti le isole sono due ma con
la bassa marea compare una larga striscia di sabbia bianca che le unisce
fino a che il mare non arriva nel mezzo. L'isola più piccola è privata
e ospita un resort mentre nell'altra si trova un villaggio di pescatori.
La sabbia è finissima
e troviamo ad accoglierci degli ombrelloni piantati per noi, bibite fresche
e frutta; faccio un po' di foto e poi ci incamminiamo verso il villaggio
di pescatori dove, quasi tutte le capanne vendono souvenir: magliette, parei,
manufatti in legno e rafia ma sopratutto tovaglie ricamate e intagliate.
Le donne di questi luoghi preparano questi manufatti che è impossibile
non acquistare, il fatto è che sono tutti belli e alla fine non si
sa più cosa scegliere fra le tante misure, colori e ricami. Naturalmente
anch'io ho comprato qualcosa, anche per dare un aiutino a queste persone
che vivono veramente con niente. Abitano in capanne di legno senza luce elettrica,
acqua e servizi e si sostentano con questi souvenir che vendono. Pensate
che lo stipendio mensile di una cameriera del resort è di 40 euro.
Dopo la visita al villaggio iniziamo una scarpinata per andare sulla cima
dell'isola dove c'è un faro, non più in funzione, e una scuola.
Ci era stato detto di portare scarpe adeguate e infatti abbiamo portati i
mocassini che la guida ci ha detto non essere necessari e che bastavano le
ciabatte, quindi li abbiamo lasciati al villaggio: bastavano forse a lui
che gira anche a piedi nudi sui vetri, ma noi abbiamo fatto una bella battaglia
fra gradoni, radici e terra scivolosa per rimanere in piedi.
Comunque sbanfando e sudati arriviamo in cima e vediamo la piccola scuola
e i bambini, salutiamo anche il maestro, che (su indicazione del fotografo
del resort) ero andata apposta per fotografare, ma lui mi ha confuso col
suo saluto malgascio fatto di intrecci di mani e pacche sul cuore che mi
sono dimenticata di fargli una foto!
Ridiscendiamo e appena iniziata la discesa finiscono gli orari delle lezioni
e i bambini si riversano sulla stradina correndo verso il villaggio, alcuni
prendono una scorciatoia e si arrampicano sulle piante come lemuri per sbucare
non so dove forse più in basso.
E' arrivata ora di pranzo e nell'escursione è previsto un pic nic
sulla spiaggia all'ombra delle palme. Arriviamo nel luogo stabilito dopo
una breve camminata e anche lì troviamo tutto preparato con tavolata
apparecchiata, archi di foglie di palma intecciate con ibischi e altre decorazioni
fatte con foglie di banano e fiori intrecciati.
Il cuoco, che è anche il pilota della barca che ci ha portato, ha
preparato delle penne ai gamberi, poi abbiamo griglia di zebù, gamberoni
giganti e aragoste. Il tutto innaffiato da vino sudafricano, alla fine caffè e
naturalmente Rhum a 40°.
Arriva il pomeriggio e anche l'alta marea, dal mare, da calmo che era,
iniziano ad arrivare a riva grandi cavalloni per cui non possiamo più ripartire
dal luogo del pranzo ma vengono solo caricate le cose da portare via poi
le barche si spostano in un altro punto dove possiamo salire senza farci
una doccia esagerata.
L'isola si chiama "delle tartarughe" perchè queste vanno
a deporre le uova nella sabbia fine e calda, infatti la guida ci ha fatto
vedere dove c'era un nido, però non ne abbiamo viste.
Dopo un'ora e mezza circa di navigazione a tutta birra con 2 motori da 200
cavalli l'uno e saltoni sul pelo dell'acqua, arriviamo alla spiaggia di Andilana
in tempo per rinfrescarci e scendere al ristorante Ravinala per paciugare
al buffet, ma chi ha fame? Pastrugnamo tra pizza, frutta, dolcetti, bibite,
aperitivi e stuzzichini da mattina a sera!
Una giornata l'abbiamo riservata alla visita del capoluogo di Nosy Be -
Hell ville con passaggio nel grande villaggio di Dzamandzar dove, tra le
capanne, con nostra sorpresa, c'era anche un concessionario di Hummer e grosse
moto.
Visita
al Lemuria Land che è un parco zoologico con all'interno una
distilleria per la lavorazione delle essenze per profumi. In special modo
del fiore dell'Ylang ylang di cui intorno ci sono le piantagioni e dove abbiamo
assistito ai processi di lavorazione per l'estrazione degli olii essenziali.
I fiori, raccolti di primo mattino, vengono distillati in acqua con un procedimento
particolare, bloccando e facendo riprendere la distillazione in modo da ottenere
quattro frazioni distinte e quindi quattro oli essenziali dal diverso aroma.
Gli alberi vengono capitozzati e tenuti bassi e nodosi ( altrimenti raggiungerebbero
i 12 -13 metri d'altezza) per poter raccogliere i fiori senza bisogno di
scale.
Abbiamo acquistato dei souvenir nel piccolo negozio e poi ci siamo addentrati
nel parco dove abbiamo visto camaleonti, coccodrilli, caimani, tartarughe
ma lo spettacolo più bello sono stati i lemuri, dai malgasci chiamati
maki.
Ce n'erano di diverse razze, alcuni liberi nel parco, altri in gabbia perchè appena
trasferiti e in attesa di ambientamento.
Naturalmente foto a raffica, sono andata in Madagascar sopratutto per i lemuri
e lemuri siano!
l lemure dalla coda ad anelli o lemure catta è un lemure di dimensioni
relativamente grandi, appartenente alla famiglia dei Lemuridae e, come tutti
i lemuri, si trova solo in Madagascar.
I giovani hanno gli occhi azzurri, che diventano poi di un vivo colore giallo-arancio
negli esemplari adulti. Un katta adulto può essere lungo fra i 40
e i 50 cm e pesare fra i 5 e i 6 kg, con proporzioni complessive paragonabili
a quelle del gatto. La coda è più lunga del corpo.
Il lemure catta è principalmente frugivoro, ma non disdegna le foglie
e i semi di alcune piante e, occasionalmente, qualche insetto.
A Hell Ville abbiamo visitato il mercato coperto dove si vendono sopratutto
alimentari: carne di zebù, pesce secco, granchi, gamberi, uova, frutta
e verdura. Ma l'articolo più presente sono le spezie, a chili, su
tutti i banchi ci sono pacchetti dai vari colori e profumi. Ne abbiamo comprate
un po' anche sconosciute, solo per la delizia dell'olfatto e della vista.
Il Madagascar è il primo produttore al mondo di vaniglia e qui si
coltivano anche pepe nei vari colori, curcuma, cannella, zenzero, caffe,
cacao, il già citato ylang ylang, cardamomo,
liquirizia e zafferano.
Nosy Be viene detta "l'isola dei profumi" perchè tutte queste
fragranze possono essere percepite nella loro naturalezza.
La flora del Madagascar è ricca e unica al mondo e non a caso questo
paese si è guadagnato l'appellativo di "Santuario Della Natura":
infatti, troviamo più di 12.000 specie di piante, 700 d'orchidee,
più di 110 tipi d palme, moltissime spezie, piante da frutto.Tra i
legni ci sono l'ebano, il palissandro, baobab, alberi del viaggiatore, bamboo
giganti, euphorbie, felci. Sono numerose le piante medicinali, e ancora,
piante grasse e spinose, cactus e piante carnivore.
Questa gran varietà è data dal fatto che il Madagascar è suddiviso
in regioni con microclimi l'uno diverso dall'altro permettendo così di
avere piante e fiori diversi a seconda di dove ci si trovi.
Numerose le piante di frutta esotica che vanno dagli ananas, leetches, manghi,
frutto della passione, papaya...oltre ai frutti piu'" classici" come
mele, pere, uva (dalla quale si ottiene vino)
Con la sua biodiversità unica il paese è quasi un luogo sacro
per i botanici ed i farmacologi. Da tempi ancestrali, la medicina tradizionale
malgascia ha scoperto i segreti di molte piante con virtù eccezionali.
I Malgasci continuano ancora oggi a scegliere i rimedi tradizionali per i
loro trattamenti come un'alternativa economica alla medicina moderna.
Ci
sono inoltre delle piante dall'aspetto simile alle palme tra le quali, il
piu' famoso, e' "l'albero del viaggiatore", così chiamato
perchè riesce
a contenere alla base una quantità di acqua che può essere
bevuta e fa anche da "bussola" in quanto si allinea con i punti
cardinali facendo così da guida e ristoro al viaggiatore.
Questa viene creduta una palma ma è invece un tipo di banano.
Un altro albero endemico del Madagascar è il baobab che in malgascio è comunemente
denominato renala ("madre della foresta"). Sono alberi
alti sino a 30 metri con grandi tronchi di diametro sino a 3 m, sormontati
da una corona di rami disposti orizzontalmente a formare una chioma di forma
appiattita.
Tra ottobre e maggio la chioma si riempie di foglie palmate di
colore verde-bluastro, ricoperte da una densa peluria. I fiori che compaiono
da maggio ad agosto, hanno petali di colore bianco-crema, sono intensamente
profumati e si schiudono dopo il tramonto.
Una sera abbiamo cenato al ristorante Pily Pily che è costruito su
un'isolotto collegato alla spiaggia da una lingua di sabbia, anche qui si
può andare solo quando si abbassa la marea. Tanto per cambiare abbuffata
di gamberoni e aragoste e gamberi piccoli serviti in mezze noci di cocco
con cocco tritato all'interno, più degli ottimi spaghetti al sugo
di mare, oltre ai soliti dolci, caffè e rhum.
Escursione sulla spiaggia di Nosy Fanihy tutta composta di coralli e conchiglie
con aperitivo sulla spiaggia.
Qui abbiamo incontrato un pescatore che tornava con la sua barca tipica,
aveva pescato un grosso pesce e altri più piccoli e colorati.
Esistono alberi sacri sull'isola di Nosy Be, riconoscibili proprio dalla
presenza di strisce di stoffa colorata fra i rami : non vanno toccate nè tolte
in quanto l'albero è venerato come luogo di culto.
Anche sulla spiaggia
di Andilana c'è un albero sacro protetto da una staccionata di bambù.
Ultima giornata in libertà al resort prima della partenza del giorno
dopo e stavolta il volo sarà 1 ora e mezza più lungo perchè è previsto
uno scalo tecnico a Mombasa.
Per fortuna stavolta si viaggia di giorno e posso distrarmi guardando il
paesaggio sottostante. All'altezza del Sudan vedo sul terreno dei grandi
cerchi verdi allineati in lunghe file, mai pensato ai marziani ma questa
cosa mi ha incuriosito e poco dopo e fino all'Egitto ne vedo altri, un po'
verdi e un po' marroni.
Mi documento a casa e scopro che sono coltivazioni con pozzi al centro
del cerchio che usano moderni impianti d'irrigazione per estrarre l'acqua
fossile presente nelle falde acquifere da migliaia di anni e convogliarla
in cerchi concentrici per irrigare le piante.
Alcune riserve d'acqua risalgono a 40.000 anni fa, prima dell'ultima glaciazione.
I cerchi misurano circa un Km di diametro, quelli verdi sono coltivazioni
in atto e quelli marroni sono appena seminati o abbandonati e sono visibili
anche dallo spazio.
Si considera lo sfruttamento di quest'acqua al pari di un giacimento minerario,
in quanto si tratta di una risorsa non rinnovabile
Dopo 11 ore e mezza sorvoliamo Malpensa,
così dovrebbe
essere perchè,
nonostante l'aereo abbia ridotto la velocità e l'altezza, fuori non
si vede assolutamente niente: siamo in un mare di nubi impenetrabili, non
sono preoccupata per l'atterraggio perchè so che ci si affida al volo
strumentale ma non si vede proprio niente e scorgo qualche ombra solo pochi
secondi prima di toccare la pista col carrello, comunque atterriamo senza
nessun problema, ritiro dei bagagli e uscita per andare incontro a chi ci
verrà a prelevare: piove che Dio la manda e fa anche freddino, noi
siamo in maglietta e pantaloncini in mezzo a gente con la giacca a vento.
Arrivo a casa, faccio due metri sotto la pioggia battente e riesco a inzupparmi
per bene, entro in casa, fa freddo, c'è umido e io.... do una fiammata
ai caloriferi.
Il Madagascar è ormai solo un caldo e lontano ricordo.
Consigli al viaggiatore:
Se vi recate a Nosy Be nei primi di maggio sappiate
che non troverete zanzare, io ne ho
vista una per sbaglio l'ultima sera a cena.
Neppure fatevi venire l'idea di fare la profilassi antimalarica! Se
proprio volete stare tranquilli, portatevi uno spray da usare magari nei
parchi all'umido ( io non l'ho mai usato)
Portatevi in ogni caso prodotti per la Vendetta di
Montezuma, facilmente ne avrete bisogno anche se starete attenti a non mangiare
verdura cruda, frutta sbucciata, non bere acqua di rubinetto e lavarsi i
denti con acqua minerale, non mangiare pesce e carni crude.
Là i
medicinali non si trovano facilmente (io veramente non avrei nemmeno saputo
dove cercarli, al resort c'è un servizio medico a pagamento ma di
più non
so dire) ed è meglio portarsi tutto quello di cui si potrebbe avere
bisogno.
Portarsi una bella scorta di monete da 1 e 2 euro perchè le mance
sono non solo gradite ma anche esplicitamente richieste, specialmente in
aeroporto dovrete stare col borsellino sempre in mano, poi nel resort nessuno
chiede più niente e date qualcosa alla cameriera se volete.
Portate solo contanti sempre in pezzi da 10 e 20 euro, se andate in
città capiterà che vi chiederanno i 50 euro in cambio di pezzi
da 10 e 20 perchè se portano in banca questo taglio vengono loro regalati
i quaderni per la scuola.
Carta di credito portatela per sicurezza ma meglio non usarla, i cambi li
fanno un po' così e inoltre vengono applicate commissioni dal 5 al
10%.
Prima di tornare liberatevi di tutti gli Ariary che avete, carta e monete
perchè in Italia non vengono cambiati.
Se avete spazio in valigia potete portare qualcosa per i bambini, pastelli,
quaderni e altre cosine. Quando ti girano intorno e chiedono "biscotto" e
tu non li hai, ti spiace lasciarli a bocca asciutta.
All'Andilana Beach Resort le spine della corrente sono come le nostre e non
serve nessun adattatore.
Non abbiamo avuto problemi per la lingua perchè al villaggio parlano
tutti benissimo italiano, fuori eravamo con la guida che parlava per noi
ma anche qui non si fatica a farsi capire.
Al momento non mi viene in mente altro, se vi servono altre info chiedete
pure.
Spero che il mio diario di viaggio sia stato di vostro gradimento e mi farebbe
molto piacere sapere cosa ne pensate.
Scoprite le foto cliccando sulle immagini sottostanti per aprire l'album
relativo.
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