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C’è stato un periodo, sulla Riviera romagnola, in cui migliaia di contadini, pescatori e salinari da Cervia a Cattolica, diventano albergatori. I lotti di terreno a mare vengono acquistati comprando cambiali dal tabaccaio, spesso pagandoli con altre cambiali. Tanto dai debiti si rientra velocemente grazie alla clientela assicurata dal boom. Nasce la vacanza democratica per impiegati e operai che il mare non l’avevano mai visto. Arrivano le famiglie Brambilla dal triangolo industriale, i bolognesi, i tedeschi (e soprattutto le tedesche). Correvano i mitici anni Sessanta. In parallelo, a pochi chilometri di mare dalla costa, crescono piattaforme offshore come funghi. Al primo campo di Ravenna mare, nel 1960, seguiranno rapidamente quelli di Cervia Mare, Porto Corsini, Santo Stefano mare nel medio Adriatico e via costruendo.
Se si prende la lista delle piattaforme offshore, tra Ravenna e Rimini, non si distinguono i nomi da quelli delle pensioni sul lungomare: Agostino, Amelia, Antares, Diana, Ivana, Angela, Angelina, Antonella, Arianna, Azalea, Giulia, Morena, Barbara, Annabella, Daria, Clara West, come se il boom di alberghi e campi in mare corresse parallelo, senza disturbarsi. Anzi alimentandosi a vicenda perché il boom economico è il propellente di quello turistico. Intorno a Ravenna, a pochi passi dai suoi tesori d’arte, nasce addirittura un polo petrolchimico e un indotto offshore tra i primi al mondo. Se c’è una cosa che insegna a tutti la Romagna è che turismo, attività estrattiva, buona cucina e cultura vanno felicemente a braccetto da oltre cinquant’anni.
Nel 1959, l’impianto che iniziò le operazioni nel mare Adriatico era formato da una piccola piattaforma mobile, che comprendeva la torre di perforazione, e da una nave appoggio sulla quale erano collocate le pompe, i motori, materiali e carburanti vari, nonché gli alloggi per il personale di sonda. Il collegamento tra le due unità avveniva mediante pescherecci noleggiati e opportunamente attrezzati… (Adalberto Gulli, La prima volta in mare)
Ravenna per Eni significa il consolidamento dei successi della ricerca di idrocarburi registrati nella pianura padana nella seconda metà degli anni Quaranta, l’inizio della grande avventura Agip nell’offshore, che ha portato il Cane a sei zampe dall’Adriatico in tutti i mari del mondo e lo sviluppo della petrolchimica italiana, partendo dal metano trovato nel retroterra e poi al largo di Ravenna come materia prima.
In occasione dell'ultima vacanza in Romagna ho pensato di visitare qualcuna di queste piattaforme. L'avevo già fatto agli inizi di questa avventura petrolifera ma a quel tempo mi ricordo una specie di trabiccolo, una palafitta sul mare e niente più; adesso la visione è un po' diversa anche per il numero delle piattaforme installate.
Nella mappa sotto potete notare dove sono, quante sono e i loro nomi.
Fausto Rambelli e Franco Nanni, due giovani sub sportivi che nel 1964 fondano quella che diventerà Rana Diving, una delle migliori aziende su piazza specializzate nei lavori subacquei legati all’attività Oil & Gas (considerate che a quel tempo i sommozzatori venivano usati solo per la bonifica dei porti e dai residuati della seconda guerra mondiale).
Un video dell'attività dell'azienda negli anni.
Scopri le foto cliccando sull'immagine sotto.
Notizie e video tratte dal sito EniDay- Mappa dal Corriere di Bologna -Foto ©webpam
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