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ARRIVA LA BEFANA!
La Befana è nell'immaginario collettivo un mitico personaggio con
l'aspetto da vecchia che porta doni ai bambini buoni nella notte del
6 gennaio. La sua origine si perde nella notte dei tempi e, nella
cultura popolare, si fonde con elementi folcloristici e cristiani:
la Befana porta i doni in ricordo di quelli offerti a Gesù Bambino
dai Magi. L'iconografia è fissa: una vecchia con un gran nasone
bitorzoluto, gonnellone scuro ed ampio, un grembiule con le tasche,
uno scialle, un fazzoletto o un cappellaccio in testa, un paio di
ciabatte consunte, il tutto vivacizzato da numerose toppe colorate.
Si rifà al suo aspetto la filastrocca (la Befanata) che viene recitata
in suo onore:
La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
col cappello alla romana...
VIVA VIVA LA BEFANA!
Nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, a cavalcioni di una scopa,
sotto il peso di un sacco stracolmo di giocattoli, cioccolatini
e caramelle (sul cui fondo non manca mai anche una buona dose
di cenere e carbone), passa sopra i tetti e calandosi dai camini
riempie le calze lasciate appese dai bambini.
Questi, da parte loro, preparano per la buona vecchia, in un piatto,
un po' di pane e un bicchiere di vino. Il mattino successivo insieme
ai regali troveranno il pasto consumato e l'impronta della mano della
Befana sulla cenere sparsa nel piatto. Al tempo dei nostri nonni nelle
case si aspettava la Befana appendendo al camino una calza di lana fatta a mano
con i ferri dalle mamme o dalle nonne. Essi, da piccoli, credevano molto alla
Befana; le scrivevano una lettera esprimendo i loro desideri che, per lo più,
non venivano esauditi perchè c'era molta povertà. Nella calza
i bambini trovavano poca roba: qualche mandarino, caramelle di orzo fatte
in casa, castagne, noci e lupini; essi sapevano che dovevano essere buoni
almeno due mesi prima della festività, altrimenti
avrebbero ricevuto carbone, cenere, cipolla, aglio e carote.
Nella calza non si trovavano giocattoli, ma solo bamboline di stoffa
cucite in casa dalle mamme o dalle nonne. Non si preparavano piatti
peciali in quel giorno, ma in alcune famiglie ci si riuniva per
mangiare castagne e frittelle in compagnia. In occasione di questa
festa venivano dati dei buoni spesa alle famiglie più bisognose per
comperare le cose più necessarie, come pane e pasta.
Mi ricordo un giorno dell'Epifania di quando avrò avuto 5-6 anni; la mamma
non aveva avuto tempo di comprarmi la calza o forse si era dimenticata, e alla
mattina quando mi sono svegliata non ho trovato nessun dono, ho girato per tutta
la casa ma non c'era proprio niente e ci sono rimasta malissimo.
Però la mamma ha trovato il modo di rimediare, con la scusa di andare a prendere
il latte, è uscita e dal lattaio mi ha comprato una bella befana, tipo una bambola
con la gonna lunga e ripiena di dolci. Era una cosa insolita perchè allora c'erano
solo le calze senza troppi fronzoli, magari anche di carta, figuriamoci una bambola-befana!
Tornata a casa ha suonato alla nostra vicina e gliel'ha consegnata dicendole
di portarmela dopo un po'.
Infatti sentiamo bussare e si presenta la vicina con un pacchetto dicendo che
l'aveva trovato sulla sua finestra e che evidentemente la Befana aveva sbagliato
casa.
Non vi dico la mia gioia nel vedere che non ero stata dimenticata, la maneggiavo
con cura per non sciuparla ed è stata per anni sulla mia libreria fino a quando
abbiamo portato a casa un gatto:
un giorno l'ho trovata in terra smembrata con le braccia penzoloni da cui fuoriusciva
il filo di ferro, stoppa dappertutto, la scopa sparita insieme agli occhiali
e al fular.
Al suo posto sulla libreria c'era il peloso che ronfava beato.
L'immagine della Befana qui sopra è stata dipinta da me
con tavoletta grafica.
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