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Legnano - Scuola elementare
G. Mazzini -1° ottobre anno che fu - S. Remigio (patrono degli scolari).
Eccomi qui, sono ormai tre settimane che aspetto con ansia questo momento: oggi vado a scuola per la
prima volta!
C'è tanta gente che aspetta che si aprano i cancelli, bambine e bambini
accompagnati dalle mamme, tutti puliti con il loro grembiulino nero e i colletti
bianchi inamidati. Le bambine hanno anche i capelli infiocchettati: sembrano
un po' delle uova di Pasqua
ma questo pensiero mi verrà più in là nel tempo, oggi no,
oggi è tutto una magia, una bella novità, un nuovo
gioco
e io, che fino ad oggi non ho avuto nessuna amica e non ho mai frequentato neppure
l'asilo, vedo aprirsi davanti a me nuovi orizzonti di svago.
Il mio "equipaggiamento" comprende, oltre al citato grembiule nero cucito dalla nonna, anche un colletto di
sangallo bianco, nei capelli una mollettina perché li ho corti e non ho trecce da esibire.
Non fatemi pensare alla cartella! Se un bambino andasse oggi a scuola con la cartella che avevo io, come minimo
qualcuno chiamerebbe il Telefono Azzurro. Dunque, anche quella era stata cucita dalla nonna, ricavata da un pezzo
di "finta pelle" e poi portata dal calzolaio per farci inserire le chiusure.
Altro che zaino: non esistevano neppure! La loro timida comparsa si avrà verso
la terza elementare e solo appannaggio di due bambine della classe che sfoggiavano
un meraviglioso zaino di cuoio col frontale di cavallino bianco e nero. Un sogno
impossibile! Anche in questa occasione ci sarà lo zampino della nonna
che farà trasformare
una cartella da lavoro (quelle che una volta gli uomini portavano agganciate
sulla canna della bicicletta-le avete mai viste?) portandola dal solito calzolaio
che ci cucirà due belle bretelle anche regolabili in lunghezza: che lusso!
Astuccio: what is this? Bustina in "cintz" con cerniera sempre fatta
dalla solita "stilista".
Contenuto: 1 matita e 1 gomma, in prima non si usava ancora l'inchiostro per
cui niente penna né pennini né nettapenne (altro oggetto
che ormai i più non conoscono, trattasi di due pezzuole di panno unite
su un lato che si usava per pulire e asciugare i pennini dall'inchiostro).
Ah già, non ho detto cosa c'era nella cartella: sussidiario ( si usa ancora
sta roba?) e due quaderni con copertina nera e bordo rosso di carta giallina
che oggi farebbe molto trendy perché farebbe pensare alla carta riciclata
e quindi indice di persona attenta all'ecosistema ma allora era giallina perchè i
quaderni provenivano da qualche scatolone sperduto in tipografia dove lavorava
mio padre.
Ho saputo più tardi che quei quaderni erano un lusso per
la generazione precedente di quegli scolari che se li potevano permettere. Una
parentesi: aveva anche i suoi vantaggi avere un papà tipografo: a 6 anni
avevo già i miei biglietti da visita e carta da lettera
tagliata a mano rosa pallido con stampato il mio nome e cognome in blu e sulle
buste (foderate) le sole iniziali. Ero l'unica che scriveva alle amiche con questa
attrezzatura.
Insomma la classe non è acqua, non per niente i miei avi erano Conti.
Signori si nasce e io modestamente lo nacqui ( vedi Totò).
Ma non divaghiamo, torniamo al primo giorno di scuola.
Dunque siamo una folla vociante su quel piazzale quando finalmente si aprono i cancelli: entriamo tutti nel
cortile ombreggiato da tanti grandi alberi di tiglio. Arrivano i bidelli col loro grembiule grigio che fanno spostare i maschi a sinistra e le femmine a destra.
Classi miste? Cosa sono? Ma quando mai! Rigorosamente separati non solo nelle classi monosesso ma anche nella
stessa scuola, che essendo fatta a "U" ospita su un lato le femmine sull'altro i maschi, il lato divisorio
è terra di nessuno ( palestra, aula di canto e accessori vari). Naturalmente proibizione assoluta di "invadere"
il lato opposto.
Arrivano anche le maestre (insegnanti per le femmine) e i maestri (insegnanti per i maschi).
Si fa un primo appello per creare le sezioni e si cominciano a formare i gruppi che saranno per i prossimi
cinque anni i nostri compagni di scuola.
Quando finalmente la classe è composta mi rendo conto che siamo in 36 (oggi per un numero di scolari come questo
ci vorrebbero penso 4 insegnanti).
Ci stacchiamo dalle mamme e qualche bambina comincia a piangere ma viene trascinata
in aula dalla maestra.
La maestra: la descrivo qui una volta sola e poi non ci tornerò su più.
Una tipa sui 50 abbondanti, acida come una zitella (si saprà poi che è sposata ma fa niente) molto ossequiosa
con la figlia del dottore o del panettiere o del piccolo industriale, le altre non esistono: anche se, cercando
di farsela amica, le portano
mazzi di fiori enormi presi dal loro giardino, niente da fare: lei non si schioda dalle sue preferenze e proseguirà
imperterrita nel suo comportamento per tutti i 5 anni.
Non mi pare il caso di specificare che non ho mai amato la mia maestra.
Ma c'è anche un altro fatto che me l'ha fatta odiare dal primo giorno
di scuola e del quale mi ricordo benissimo ancora oggi dopo un sacco di anni
(probabilmente se fosse successo oggi avrei dovuto andare in analisi o lei sarebbe
stata denunciata per maltrattamenti, ma allora era normale che la "signora
Maestra" si arrogasse
il diritto di vita e morte della sua classe (si fa per dire perchè fortunatamente
non è mai arrivata al punto
di ammazzare nessuno però moralmente ne ha ammazzate tante quando con
una matita controllava tra i capelli di quelle bambine che provenivano da famiglie
meno abbienti. Nella sua testa: povertà=sporcizia)
Dunque siete curiosi di sapere cos'è successo? Presto detto. Come ho accennato
sopra ho passato i miei primi 6 anni di vita abitando in una casa dove non c'erano
altre bambine con cui giocare, per cui sono sempre stata sola. Potete immaginare
cosa vuol dire per una bambina abituata a schierare le sue bambole e i suoi pignattini
da un lato all'altro di un tavolo e passare di là e di qua facendo
le veci di un'altra bambina che non c'è?
Ecco io giocavo così, quindi vi potrete anche immaginare la gioia di avere
non una ma 35 nuove amiche con cui giocare.
Si, d'accordo a scuola si va per studiare, ma calma, del resto è il primo
giorno no? Lasciamo ambientare 'ste povere bambine. Io cosa mi sono sognata di
fare? Mi metto a chiacchierare con altre due e la buona maestra cosa risponde?
Mette tutte e tre dietro la lavagna! Hoibò, cos'è sta roba?
Cos'ho fatto di male?
Naturalmente ci rimango di stucco ( per usare una parola allora in voga, adesso direi diversamente ma non
voglio fare la sboccata)
Il primo giorno prosegue ma non ditemi cosa è successo perché io e le mie due compagne di sventura eravamo
dietro la lavagna pasticciando con i gessi e il cancellino polveroso e non ne sappiamo niente.
Ad un certo punto so solo che è suonata la campanella e abbiamo raccolto
le nostre cose e siamo uscite per tornare a casa. Io naturalmente a casa non
ho detto niente della storia della lavagna ma è stato un segreto che è
durato pochissimo. Infatti dopo due giorni la mia mamma mi è venuta
a riprendere e chi ti incrocia? Frau Kapò. La quale salutandola le dice
:" ah ,lei è la mamma della linguacciuta?". Avrei voluto scomparire.
Bene, per farvela breve, quello che mi ha dato fastidio e che mi da fastidio ancora adesso è che la mia maestra
per cinque anni, l'avrà detto un miliardo di volte a tutti che io il primo giorno di scuola ero finita dietro la
lavagna, ma la cara persona non ha mai detto che eravamo in tre dietro quella gigantesca lavagna. Perché si ricordava solo di me?
Probabilmente simpatia reciproca. Ma io nella mia testolina non gliel'ho mai perdonata.
Questa è la cronaca del mio primo giorno di scuola non sono cose successe 100 anni fa ma oggi sarebbero impensabili.
Già quando ha iniziato ad andare a scuola mio figlio (che era un casinista chiacchierone come sua mamma) la maestra
gli lasciava aperta la porta e quando lui esagerava, sempre scherzando, lo mandava fuori finché si fosse calmato e poi
rientrava da solo quando aveva voglia.
Come sono cambiati i tempi, non posso riprovarci un'altra volta?
Di questo periodo mi è rimasto per sempre un ricordo "olfattivo" : quando sento
il dolce profumo dei tigli in fiore, vado con la mente a quegli anni meravigliosi.
p.s: Anche il calendario è cambiato : 1° ottobre - S.Teresa del Bambin
Gesù
e i "remigini" non iniziano neppure più il 1° ottobre. Che malinconia!
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