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Dopo i primi secoli delle persecuzioni e delle catacombe, dopo la "pacificazione" di
Costantino, dopo i primi concilii, mentre andavano prendendo forma la dottrina e la liturgia, le immagini
cristiane acquisiscono sempre più una tipologia definita anche stilisticamente.
A partire dal V secolo, essendo la religione cristiana divenuta ufficiale, l'aristocrazia, seguendo il
sovrano stesso, diede grande impulso all'arte, finanziando la costruzione di basiliche, di battisteri,
di mausolei e di complessi monastici, e anche l'esecuzione presso botteghe di validi pittori di
splendide immagini della Madre di Dio, di Cristo, dei Santi, dei Martiri e dei Profeti.
Sarà poi il secondo concilio di Nicea del 787 a definire per sempre la natura e il valore delle icone,
affermando che a fondamento di esse sta l'incarnazione stessa del Figlio di Dio.
Di questa affermazione si farà portavoce in particolare il Padre della Chiesa San Giovanni Damasceno
nelle sue strenue orazioni in difesa delle sacre immagini contro la furia iconoclastica, sostenendo
che in esse sta la rivelazione più palese del fatto che Dio ha assunto la natura umana, assimilandola
in modo inscindibile a quella divina.
L'icona è dunque per questo "annuncio della buona novella" tramite tangibile tra l'uomo e Dio, anzi
sede del Divino stesso, che per mezzo dell'immagine appare all'uomo.
L'cona è di per se "miraculum", teofania, apparizione, epifania.
I Padri conciliari di Efeso definiscono l'icona con la parola "tempio", cioè un luogo in cui chi è
raffigurato è anche misteriosamente presente, partecipe del Mistero dell'Incarnazione, di quell'incommensurabile
evento in cui "Dio si è fatto uomo affinchè l'uomo diventasse Dio". E sull'icona il Dio uomo viene
accanto a noi, a ricordarci che anche noi siamo icona di Dio.
In questi pannelli di legno, grandi o piccoli, si può ammirare l'abilità della composizione spaziale
e cromatica, i contenuti pittorici di rara suggestione, le sorprendenti invenzioni in temi assai comuni
come il Cristo Pantocrator o San Nicola.
Ma anche l'uso raffinato delle grandi tecniche orafe: sbalzo, cesello, incisione, smalti policromi,
filigrane e incastonature di gemme, perle e pietre preziose. E ciò per mano di artisti famosi e di
scuole di pregevolissimo livello.
Nel X secolo compaiono a Bisanzio le prime lastre ornamentali lavorate a sbalzo, poi adottate nella
regione di area slava più influenzata dalla cultura della capitale deel'impero, la Georgia.
Queste coperture, sopratutto a partire dal XV secolo, venivano eseguite dai più valenti orafi di
corte, che operavano a Mosca al servizio del Gran Principe. La loro maggiore fortuna raggiunse
l'apice nel XIX secolo, tanto che si dipingevano icone in funzione della copertura e ci si limitava ad
abbozzare il disegno delle parti che sarebbero rimaste coperte.
Fino al XVII sec.la copertura più diffusa era la basma, una striscia lavorata a sbalzo o
niello che incornicia l'icona lasciando completamente scoperta l'immagine. Lo oklad è invece un
ricco rivestimento che si estende anche sul fondo e sui nimbi. Ma la copertura più ampia è la riza
che lascia scoperti solo i volti, le mani e i piedi. A volte sulla riza venivano applicate
altre coperture in rilievo, come la tsata un pettorale a forma di mezzaluna, oppure delle
corone o delle mitre. Questi raffinati lavori erano spesso arricchiti da pietre dure o preziose,
da perle o decorati con filigrana o smalti policromi cloisonné agli angoli e sulle aureole.
L'arte orafa russa raggiunge il culmine nel secolo scorso anche grazie all'influsso di Fabergè,
indiscusso maestro mondiale in quest'arte.
Per datare le coperture metalliche è necessario saperne riconoscere i motivi floreali che variano
a seconda dei periodi. Dai primi decenni del XVII compaiono i primi punzoni di Stato.
I punzoni più frequentemente reperibili sulle icone dei secoli XVIII e XIX contengono vari elementi
di certificazione dai quali si deduce la città di origine, la data di fabbricazione, il saggiatore
ufficiale, il titolo dell'argento e l'orafo. Il titolo dell'argento veniva indicato in zolotnik
che è la novantesima parte della libra russa che si divide in 96 parti. Il titolo di 96 zolotniki
indicava l'argento al 1000/1000.
Per le coperture il titolo più frequentemente usato era di 84
zolotniki e i bolli si riscontrano generalmente sul ripiego inferiore.
La Russia vede in questi ultimi anni uno straordinario interesse per l'icona e il linguaggio iconografico.
Alla pittura di icone si stanno dedicando sia artisti di talento sia restauratori e specialisti che, dopo
lunghi studi sulle opere dei grandi maestri del passato sono in grado di ripeterne il linguaggio con
attuale sensibilità e vivezza.
Scuole pittoriche sono inoltre state aperte presso i vari centri monastici, in particolare la Lavra
della Trinità di San Sergio e l'Accademia teologica di San Pietroburgo.
Un'altra scuola prestigiosa è stata aperta nel 1994 presso Pskov in uno dei più antichi e splendidi
monasteri di questa cittadina medievale. I monaci iconografi sono guidati da padre Zinon uno dei pi
grandi iconografi del mondo. Nato nel 1953 a Pervomajsk (nella Russia meridionale) ha frequentato
l'Istituto d'Arte di Odessa, dedicandosi in particolare allo studio dell'icona. Nel 1976 è stato
ordinato sacerdote ed è entrato nel monastero delle Grotte. Ha lavorato per numerose commissioni
anche all'estero. Partito da uno stile vicino all'icona russa del XV secolo, sta facendo un cammino
a ritroso verso le fonti più antiche dell'iconografia cristiana.
Visto l'argomento estremamente complesso e vario, non è possibile inserire in queste pagine tutto quello che riguarda le icone, ci vorrebbe un sito intero!
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