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I netsukè, nell'antico Giappone, erano dei comuni oggetti d'uso, una specie di nostri bottoni che venivano usati per fissare alla cintura del kimono le scatoline porta droghe.I kimono non hanno tasche quindi mentre le donne usavano le capienti maniche per riporre le cose essenziali (tipo le nostre borsette), gli uomini appendevano alla cintura gli inrò che sarebbe una specie
di piccola scatoletta a scomparti in cui venivano riposte medicine, oggetti per scrittura, sigilli e tabacco.Gli inrò erano attaccati alla cintura di seta (obi) per mezzo di una cordicella e per evitare che cadessero all'estremità opposta veniva infilato un netsukè.
Questi oggetti inizialmente erano di manifattura semplice e in materiali poveri, spesso una semplice radice forata.Infatti il nome netsukè deriva da "radice" ne e "appendere" tsukè. Verso la fine del settecento invece divenne un oggetto decorativo oltre che di uso pratico quindi i materiali usati per la loro costruzione erano sempre più preziosi: oro, argento, giada, porcellana, lacca, avorio, madreperla, ebano e corallo.Naturalmente più il netsukè era prezioso, più il suo proprietario era una persona importante e di alto rango.
Anche le lavorazioni si facevano sempre più raffinate con intagli minuziosi e i netsukèshi erano dei veri artisti che spesso firmavano le loro creazioni realizzate per le committenze più prestigiose.Questi avevo così tanti ordini che dovevano farsi aiutare nella realizzazione da lavoranti, i quali riproducevano esattamente gli oggetti creati dal maestro apponendo anche la sua firma.
In merito alla firma bisogna precisare che quelle apposte sui nestukè non corrispondono al cognome e nome dell'esecutore perchè questi si sceglieva un nome d'arte che poteva anche cambiare nel corso del tempo, e dello stesso autore ci possono anche essere numerosi lavori non firmati. Se si conisdera inoltre che in Giappone un artista era solito spostarsi per il territorio e poteva avere influenze dal lavoro di altri netsukeshi e quindi cambiare la sua tecnica lavorativa, questo crea molta confusione ad una persona non conoscitrice.
Visto che i netsukè firmati hanno maggior valore rispetto a quelli non firmati, può capitare che un lavoro di un determinato artista che non era stato firmato all'origine, venga firmato ( con firma falsa ovviamente) in epoca odierna.
Questa operazione, se scoperta, porta ad un abbassamento del valore del netsukè anche se autentico ed eseguito dall'artista di cui si è riprodotta la firma.
Queste piccole sculture (misurano circa 3-6 cm per lato) erano anche considerate dei portafortuna e quindi si ritrovano nelle più svariate forme: rane, uccelli, santoni protettori e scaccia guai, conigli, topi, pescatori, contadini, civette, tartarughe e animali mitologici come il cane di Pho.
Oggi i netsukè sono molto ricercati dai collezionisti e un buon pezzo antico non si trova per meno di mille euro ma ci sono dei pezzi eccezionali che possono arrivare fino a centomila.
I due netsukè sotto sono eseguiti in legno di bosso, gli occhi sono in giada nera (base cm.6).
Sotto: 2 netsukè in avorio policromo, il primo rappresenta un contadino (altezza cm.6).
A lato, sempre in avorio, "La cattura del drago" (base cm.3).
Netsukè in avorio rappresentante un uomo con lanterna (altezza cm.4) con inrò in osso dipinto.
Il secondo č un classico della cultura orientale: I 7 Saggi (base cm.3) che nella notte di capodanno, veleggiando su una grande nave, portano ogni tipo di protezione alla persona che avrà messo una loro effige sotto il cuscino.
Nell'immagine una collezione composta esclusivamente da oggetti in avorio.
Potete ammirare anche un netsukè molto bello e antico nella pagina dedicata
all'avorio.
Rappresenta i 7 saggi seduti su una zucca/borraccia ed è il mio preferito.
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